Ma i cibi a base di cannabis sono davvero innocui?

Fino al 14 aprile, a Bologna c’è Indica Sativa Trade, fiera internazionale dedicata alla cannabis. Abbiamo chiesto all’esperto qual è l’impatto sulla salute degli alimenti preparati con canapa
Ma i cibi a base di cannabis sono davvero innocui

Seminari e corsi, momenti di intrattenimento, mille operatori professionali da tutto il mondo e 200 espositori e stand commerciali. Indica Sativa Trade è la fiera internazionale dedicata alla canapa, a Bologna fino al 14 aprile. L’universo dell’«erba legale», fatto di oggetti, magliette, semi e piante. Ma anche biscotti, farine, alimenti. Perché la New Canapa Economy è un settore in continua crescita: in Italia, dal 2013 a oggi, l’estensione dei terreni coltivati a canapa è decuplicata. È passata da 400 a quasi 4 mila.

La cannabis light o legale in Italia viene ricavata da infiorescenze femminili di canapa della varietà Eletta Campana, una pianta che fino dagli anni Trenta è stata utilizzata in campo industriale e si adatta bene al clima del Sud Italia. Ha un basso contenuto di THC e una elevata quantità di CBD, il cannabidiolo, composto non psicoattivo che si trova anche nella marijuana che si utilizza a scopo terapeutico.

Ma i nuovi cibi a base di cannabis sono davvero innocui? Ne abbiamo parlato con Vincenzo Di Marzo, direttore di ricerca presso l'Istituto di Chimica Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICB-CNR).

I prodotti gastronomici realizzati con la cannabis a basso contenuto di principio psicoattivo possono fare male?«La cannabis non è solo THC, che è presente quasi unicamente nelle sue infiorescenze, e solo dopo essiccazione e riscaldamento. Contiene, e solo in tali infiorescenze, altri cannabinoidi, in genere non psicotropi e, nelle altre sue parti, componenti chimici completamente diversi, e assolutamente non psicotropi. Bisogna, quindi, prima di tutto chiarire se si tratta di prodotti gastronomici veri e propri, in cui vengono spesso utilizzate parti della pianta a bassissimo, quasi nullo, contenuto di THC (come i semi o le fibre), o invece di alimenti a cui venga aggiunto un preparato di infiorescenze di cannabis, in modo però da non superare lo 0,6% di THC. Si tenga presente che, in uno spinello, la quantità di THC varia dal 7 al 13%».

Nel primo caso?«Si parlerebbe di quantità irrisorie di THC, e non sarebbero da escludere proprietà nutrizionali positive. I semi di cannabis, da cui si ottengono una farina e un olio molto utilizzati in un tipo di alimentazione “alternativa”, contengono infatti quantità relativamente elevate di acido alfa-linolenico, un acido grasso polinsaturo omega-3 molto utile, ma anche fibre e proteine per le quali sono stati suggeriti diversi effetti benefici, ad esempio sulla flora intestinale».

E nel secondo caso?«In questo caso, invece, il consumo di elevate quantità di questi alimenti, specie se con un contenuto di THC vicino allo 0,6%, potrebbe portare ad un accumulo di THC tale che, pur non comportando effetti psicotropi veri e propri, potrebbe alla lunga risultare dannoso per bambini e adolescenti sani ma ancora in fase di sviluppo neuronale».

È vero che questi alimenti sono ancora troppo poco conosciuti dal punto di vista scientifico?«Si, è vero, anche se, nel caso dei semi di canapa e degli alimenti che fanno uso di farina o oli preparati con tali semi, esistono evidenze aneddotiche confortanti, e comunque è possibile ipotizzarne effetti benefici in base alle informazioni note su alcuni dei loro componenti molecolari e nutrizionali».

Le aziende produttrici sostengono che gli alimenti a base di canapa aiutino ad abbassare la pressione e gli alti valori di colesterolo, a rafforzare il sistema immunitario e a sostenere un sano metabolismo. È vero?«Va ancora dimostrato in veri e propri studi clinici. È però vero che, per alcuni componenti dei semi di canapa, come acido alfalinoleico, fibre e alcune proteine, esiste già sufficiente evidenza di potenziali effetti terapeutici sul dismetabolismo, in parte mediati dalla loro azione benefica sul microbiota intestinale, la flora intestinale. Grazie all’Unità Mista Internazionale di Ricerca sul Microbioma, tra il CNR e Università Laval di Quebec, stiamo investigando questa possibilità sia in modelli sperimentali che in studi sull’uomo».

Le proprietà benefiche riguardano anche gli alimenti con un contenuto non così irrisorio, anche se nei limiti di legge, di THC?«Non esiste sufficiente evidenza che tale molecola, nonostante sia promettente per alcune malattie neurodegenerative e neuropsichiatriche (nei pochi casi in cui essa possa essere somministrata senza produrre pure effetti collaterali), possa avere effetti terapeutici su malattie cardiometaboliche e immunitarie: è piuttosto il contrario. Ad ogni modo, le quantità di THC presenti in tali alimenti andrebbero tenute nei limiti in modo da non raggiungere mai dosi psicotrope, altrimenti non si tratterebbe più di alimenti».

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